Cominciamo questo vademecum spiegando perché dei sindacalisti, quindi non dei medici esperti, si prendono la briga di scrivere sui rischi dell’amianto.
Perché non deve più accadere che il silenzio del sindacato ricada sulla pelle dei lavoratori.
Perché ieri (Breda, Ansaldo, Pirelli, ecc) come oggi (Ilva di Taranto) troppo spesso il sindacato ha barattato la salute con il posto di lavoro … con la vita!
Perché le leggi nazionali hanno dei limiti intrinseci, tali da non tutelare la salute non solo dei lavoratori ma anche dei cittadini che inconsapevolmente sono esposti al contatto delle fibre
cancerogene.
Perché bisogna fare tutto il possibile per spezzare il muro di gomma che ignoranza e complicità hanno creato attorno a questa parola, puntare il dito contro chi dice di voler cambiare tutto per
non cambiare niente.
È necessario acquisire una maggiore consapevolezza della pericolosità delle fibrille d’amianto, comprendere perché l’attuale legislazione non è sufficiente a darci adeguata tutela e batterci
affinché le cose cambino.
Troppo spesso le cronache ci narrano di vittime del profitto beffate da una giustizia che non sempre riesce a fare il suo dovere.
Quando un governo emana una legge (legge 132/2010) retroattiva per salvare gli ammiragli imputati a Padova, responsabili per la malattia o la morte dei propri marinai a causa dell’esposizione
all’amianto vuol dire che qualcosa non funziona per il verso giusto.
Il processo di Torino ai padroni dell’eternit®, lo svizzero Stephan Schmideiny e il belga Jean-Louis de Cartier de Marchienne e la loro condanna a 16 anni ha qualcosa di epico, quasi un evento
straordinario che si è realizzato grazie alla partecipazione attiva di migliaia di persone.
Senza la loro presenza la potente lobby dell’amianto sarebbe riuscita a bloccare gli ingranaggi della giustizia in barba al procuratore Guariniello e alla vittime della loro insaziabile sete di
profitto.
Modificare la normativa nazionale, pretendere più protezione per i lavoratori e i cittadini esposti, rivedere al meglio i limiti di legge, pretendere il controllo sanitario per tutti i lavoratori
anche nei casi in cui non si superano i limiti di legge, e soprattutto arrivare alla tolleranza zero, questi sono gli obiettivi che dobbiamo prefissarci. L’amianto se ti colpisce non fa sconti,
può ucciderti e per farlo gli basta una fibrilla, una sola fibrilla può scatenare un mesotelioma.
Quando si pensa alle morti d’amianto in nostro pensiero va immediatamente alle fabbriche, ma non sono solo gli operai a morire.
D’amianto si muore anche negli uffici, riportiamo alcuni articoli tratti dalla stampa nazionale.
La Procura della Repubblica ha indagato su sette persone tra dirigenti e funzionari del Comune. L'amianto si era sprigionato da pavimenti e pareti.
Sette persone, tra dirigenti scolastici e funzionari del Comune di Torino, sono state iscritte nel registro degli indagati per la morte, per mesotelioma pleurico, di un'insegnante che aveva
prestato servizio per 30 anni nello stesso istituto scolastico. Secondo l'accusa, nel periodo in cui ha lavorato, è stata esposta all'amianto sprigionatosi da pavimenti e pareti. La Procura
ipotizza il reato di omicidio colposo.
Il caso è stato segnalato alla procura dall'Osservatorio regionale sull'amianto, che conta 28 insegnanti nel Torinese che potrebbero essere morti a causa dell'esposizione al pericoloso
materiale.
Fonte: La Repubblica —Torino 30 aprile 2012.
Per trent’anni aveva lavorato al settore smistamento posta del Campidoglio, poi nel 2002 a 57 anni la diagnosi di mesotelioma pleurico che in due anni lo ha stroncato.
A marzo 2012 dopo la sentenza Eternit, la moglie ha deciso di inoltrare la sua denuncia, contro il Comune di Roma.
L’amianto era presente nella sede di via dei Cerchi: nell’impianto di aerazione e riscaldamento, negli impianti elettrici, negli intonaci ed altri materiali edili persino nella componentistica
dei primi p.c. La famiglia sarà rappresentata dall’avv. Ezio Bonanni presidente dell’ONA Osservatorio Nazionale Amianto che sospetta la presenza di molti altri casi non ancora
denunciati.
Fonte: ONA Osservatorio Nazionale Amianto
Nell’edificio dove un tempo c’erano gli uffici finanziari un dipendente su sei si è ammalato di cancro. E 23 di loro sono morti. Troppi. Come denuncia un esposto alla procura della
Repubblica.
La decisione l’hanno presa quando l’ennesimo collega ha lasciato la scrivania per trasferirsi in ospedale, a farsi operare di cancro. Era il quarto in 10 mesi. A quel punto i dipendenti
dell’Agenzia delle entrate di Viterbo hanno fatto la conta dei malati, dei morti e dei vivi e hanno messo giù due stringate paginette per un esposto destinato alla procura della Repubblica.».
Nell’esposto, i 71 dipendenti annotano nome, cognome, patologia e storia clinica di 34 malati, il 15,7 per cento dei 216 dipendenti. In questo caso l’imputato sembra essere la lana di vetro.
Certe sono le morti. Fonte: Panorama.it — articolo del 10/11/2010 di Bianca Stancanelli
La perniciosa nocività dell’amianto è conosciuta da molto tempo, ma gli industriali direttamente interessati sono riusciti a far tacere o addomesticare le ricerche che dimostravano la
pericolosità dell’asbesto.
Sull’argomento H. K. Abrams del Dipartimento di medicina della comunità e della famiglia dell’Università dell’Arizona nel suo Environmental Reserach del 1982 racconta dettagliatamente la storia
di queste pressioni lobbistiche affinché tutto tacesse (l’articolo è stato ripreso e tradotto in italiano nell’ultimo libro del prof. Giancarlo Ugazio, Asbesto-Amianto, ieri-oggi.domani). Altre
informazioni sull’argomento potranno essere prese dal testo “Operai carne da macello” di Daniela Trollio e Michele Michelino.
Ma questi sono solo due esempi fra i tanti che si possono trovare. Quel che è certo è che i rischi inerenti all’esposizione all’amianto sono conosciuti fin dall’inizio del ‘900 ma in Italia si è
dovuto attendere fino al 1992 per la sua messa al bando e nonostante ciò l’impresa di smaltire i manufatti presenti sul territorio appare titanica.
Passiamo alla parte che più ci interessa i danni ed i pericoli per la salute causati dall’amianto.
Nella accezione comune l’amianto è legato al mesotelioma che effettivamente risulta essere la patologia più diffusa, ma non è l’unica patologia scatenata dalle pericolose fibrille.
L’esame autoptico di lavoratori esposti ha evidenziato come tracce dell’asbesto siano state rinvenute praticamente in quasi tutti gli organi umani la fig. 1 a fianco riportata anche in copertina
evidenzia chiaramente gli organi contenenti corpuscoli dell’asbesto.
Nella tabella Inail sono riportate:
Placche e ispessimenti pleurici con o senza atellettasia;
Mesotelioma pleurico;
Mesotelioma pericardio;
Mesotelioma peritoneale;
Mesotelioma della tunica vaginale del testicolo;
Carcinoma polmonare;
Asbestosi;
Fibrosi polmonare.
Questo è quanto l’Inail attualmente riconosce e già così gli organi interessati sono molti.
Di seguito, riportiamo quella che in base conoscenze scientifiche aggiornate dovrebbero essere le patologie che si aggiungono alle precedenti:
Tumori maligni del cervello (astrocitoma, glioblastoma multiforme);
Tumori all’ovaio;
Tumori alla mammella;
Tumori all’esofago;
Tumori al colon;
Sclerosi Laterale Amiotrofica;
Morbo di Alzheimer e autismo;
Fibromialgia e dolori intrattabili, Pollachiuria e Incontinenza urinaria;
Prurito incoercibile;
Linfomi, Plasmocitomi, Linfoma non Hodgkin;
Leucemia linfocitaria B.
In tutti questi l’asbesto ha un suo ruolo che può essere aumentato un maniera esponenziale dalla copresenza di metalli pesanti (As, Cr, Hg, Pb, Se, Zn).
Come si può notare le ricerche più vecchie datano dal 1979 un ritardo da parte dell’Inail di circa 23 anni!
Quindi da anni ricercatori scientifici non venduti prestano la dovuta attenzione, ma talvolta devono subire l’ostracismo di quei poteri forti che temono la verità.
Il D.M. 6/9/1994 stabilisce un limite di concentrazione dell’amianto di 100 fibrille per litro d’aria ossia 0,1 fibra/ml d’aria.
È intuitivo come sia estremamente difficile “contare” strumentalmente la concentrazione di fibrille in special modo quando si deve contabilizzare la presenza su un posto di lavoro riferendosi
magari a tempi remoti.
Altro problema di cui non tiene conto il legislatore è l’effetto sommatoria per cui 1+1+1+1+1+1=6 fibrille in una settimana apparentemente una dose innocua, ma che rimane intrappolata
nell’organismo accumulandosi nel tempo fino a raggiungere il punto di rottura che può divenire l’effetto scatenante di tumori.
Un esempio pratico di questo meccanismo può essere fornito dalle mogli di lavoratori dell’asbesto che pur non avendo mai messo piede in fabbrica si sono ammalate, per loro è stato sufficiente
lavare le tute.
La letteratura scientifica ha abbondantemente evidenziato come il fumo aumenti in maniera esponenziale il rischio di patologie amianto correlate.
Così come le ricerche del prof. Yoshiaki Omura hanno evidenziato l’azione sinergica con i metalli pesanti come (As, Cr, Hg, Pb, Se, Zn) questi trasformati in nano particelle dalle lavorazioni
industriali riescono ad insinuarsi nell’organismo fino a rimanere intrappolati moltiplicando in tal modo l’effetto patologico (sulle nano particelle si vedano anche gli studi del prof.
Montanari).
Metalli pesanti che sono presenti nei toner di fotocopiatrici, stampanti laser, fax insieme con altre sostanze cancerogene creando un cocktail esplosivo per l’organismo dei lavoratori esposti.
Gli studi del prof. Yoshiaki Omura hanno evidenziato un’elevata concentra-zione di asbesto negli occhi e nelle prime vie respiratorie in soggetti colpiti da carcinoma polmonare, da adenocarcinoma
al polmone, astrocitoma e glioblastoma multiforme del cervello e da mesotelioma.
Concentrazioni relativamente elevate sono state trovate nel carcinoma a cellule squamose del polmone e dell’esofago, nell’adenocarcinoma della laringe e della mammella, nella leucemia mielogena,
nella cataratta, nel morbo di Alzheimer, nell’adenocarcinoma del colon, dell’ovaio e del pancreas, delle colecisti.
In egual misura in pazienti affetti da fibromialgia, che nonostante le cure avevano frequenti ricadute, è stata misurata un elevata concentrazione di asbesto nelle aree dolenti.
Toner: cosa contiene?
Una ricerca australiana guidata da Lidia Morawska ha messo in evidenza il potere inquinante del Toner: Ma vediamo cosa contiene: uno dei componenti
principali e il nerofumo usato come componente del colore nero e imputato di causare tumori alle vie urinarie e problemi polmonari. Altro componente a rischio è lo Stirene che può causare
malattie del sangue come la leucemia. Per aumentare il potere elettrostatico vengono usate sostanze additive tra cui (soprattutto negli anni passati) il cromo esavalente potente cancerogeno. La
situazione è apparentemente migliorata nel tempo anche se troppo spesso nell’indicazione della composizione dei toner non sono evidenziate le quantità.
Altro rischio per quelle fotocopiatrici contenenti il developer in quanto in questi toner la composizione chimica è integrata con metalli pesanti quali: nickel, tungsteno, solfati ferrosi
I drammi provocati dall’amianto dovrebbero prima o poi terminare a seguito del suo graduale smaltimento.
Ma è realmente così? Con la situazione attuale, potremo essere tranquilli? NO!
Se la situazione rimane immutata non potremo essere tranquilli, perché dopo essere stato rimosso dai luoghi di lavoro e dai fabbricati l’amianto viene semplicemente imbustato dentro sacchi di
plastica (anche più sacchi uno dentro l’altro) e portato in apposite discariche, dove viene interrato.
È facilmente intuibile, che prima o poi l’usura del tempo danneggia i pacchi, così la discarica, che doveva essere a rischio zero, diventa una pericolosa sorgente di emissione.
Infatti dopo la rottura dei pacchi, le fibre sono rimesse in circolo dai venti, dalla pioggia inquinando l’aria e il suolo con il rischio di disperdersi nelle falde acquifere.
Tant’è che le normative CE che sostanzialmente classificano come "Irregolari", inquinanti e "pericolose" per la salute dell'uomo le discariche a terra, bandendone la costruzione per il prossimo
futuro (Normativa già recepita da tutta Europa e che solo l'Italia ne "evita" sino allo stremo l'applicazione).
Che fare? Esistono soluzioni alternative? Si, esistono dei metodi di trasformazione cristallochimica dell’amianto che ne permettono il riutilizzo come materia prima.
L’amianto trattato a temperature superiori ai 900° C si trasforma in fasi cristalline innocue, con completa distruzione delle fasi fibrose. Il materiale inertizzato, divenuto innocuo, può essere
riciclato come materia prima per altri processi industriali.
Attualmente in Francia e in Germania sono presenti alcuni impianti di inertizzazione dell’amianto, non ancora ottimizzati.
In Itala, il prof. Gualtieri, ha brevettato una nuova soluzione a rischio zero. La peculiarità della procedura permette l’inertizzazione dell’asbesto ancora impacchettato evitando la fase di
macinazione che inevitabilmente libera le fibrille durante la lavorazione, stesso livello di sicurezza a rischio zero viene mantenuto durante le altri fasi della lavorazione.
Il suo processo è innovativo ed stato brevettato perché, prendendo spunto dalla tecnologie esistenti dei processi ceramici, propone una soluzione a bassissimo impatto ambientale che non prevede
la manipolazione delle confezioni sigillate di lastre di cemento-amianto o big bags di amianto friabile prima della cottura e permette il trattamento dei fumi con un complesso sistema che non
permette l’emissioni di sostanze volatili pericolose.
Il processo è stato verificato a livello sperimentale grazie a prove condotte in forni industriali in un arco temporale di quasi tre anni. I risultati hanno permesso di ottimizzare il processo di
cottura e di ottenere la completa inertizzazione di intere confezioni di lastre di cemento-amianto.
E grazie a questa lunga e faticosa opera sperimentale che il processo è oggi finalmente ottimizzato e curato in ogni dettaglio, tra l’altro con questo metodo si dovrebbero abbattere
considerevolmente i costi rispetto alla tecnologia francese.
Abbiamo potuto constatare come il rischio amianto non sia da prendere alla leggera, innumerevoli e molto pericolose sono le patologie ad esso legate.
Ancora oggi il legislatore e gli addetti sono poco attenti e spesso latitanti.
Così tocca a noi far in modo che si ristabilisca il giusto equilibrio. Ognuno di noi dovrebbe sentire il dovere morale di rimboccarsi le maniche e darsi da fare affinché il proprio ambiente di
lavoro, di vita sia totalmente bonificato, quindi non solo dell’amianto deteriorato ma tutto quello presente.
Certo, l’aria che respiriamo tutti i momenti, non è pulita, ma cominciamo da qui.
Se siamo in grado di iniziare questo cammino, sarà il segnale che piano piano un cambio culturale sta avvenendo, che forse cominciamo a capire che la terra non è una nostra proprietà, ma qualcosa
di cui dobbiamo prenderci cura per noi e per i nostri figli.